L’architetto danese Finn Juhl (1912 – 1989), diversamente da molti suoi celebri colleghi connazionali, non fu specificamente un progettista di mobili anche se è per questi che è spesso ricordato. Lui stesso rilevava il fatto che come progettista di mobili si sentiva una sorta di autodidatta.
Nel 1931 si iscrisse al corso di architettura presso l’Accademia reale danese di Belle Arti a Copenhagen, corso che non portò mai a termine pur entrando a far parte dell’Ordine degli architetti danesi nel 1942. Aprì il suo studio nel 1945, iniziando così a progettare arredi che si differenziavano molto dalle moderne interpretazioni dei mobili tradizionali, mostrando una nuova visione del design attraverso forme organiche e fluttuanti, eseguite con notevole maestria e con l’uso di materiali pregiati. Nella realizzazione di queste forme insolitamente complesse e ricercate, un ruolo fondamentale lo ebbe l’ebanista Niels Vodder, grande maestro nella lavorazione del legno, i cui pezzi originali vengono battuti alle aste a suon di decine di migliaia di euro.
Finn Juhl in collaborazione con Niels Vodder contribuì in maniera incisiva a creare quello che venne poi definito “stile teak”, introducendo nuove tecniche costruttive impiegate mediante la lavorazione di questa essenza, favorendone così l’utilizzo nel design di mobili in Danimarca. Ricordiamo fra i suoi pezzi migliori, la poltrona Pelikan del 1940, la poltroncina 45 del 1945 e la preziosa “Chieftain Chair” del 1949.
I progetti di Finn Juhl esercitarono un’influenza determinante sul corso del design danese, sia nella prima parte del suo lavoro in cui venne esaltata la raffinata produzione artigianale, sia nella seconda fase dove sviluppò la produzione in serie per l’industria, mantenendo comunque forme scultoree e grande cura dei dettagli.
La sua sfera di attività spaziava in vari settori dell’architettura, con interventi di vario tipo: dalla Trusteeship Council Chamber dell’ONU a New York (1951) alle sedi dell’ SAS in Europa ed in Asia (1956-61), per arrivare agli interni degli aerei della stessa SAS.
La sua fama si estese anche in campo internazionale, cosa che gli valse molteplici riconoscimenti tra cui 14 premi dall’Associazione degli ebanisti di Copenhagen e 5 medaglie d’oro alle esposizioni della Triennale di Milano.
Alcuni pezzi di Finn Juhl sono tuttora in produzione, mentre numerosi suoi classici sono disponibili sul mercato del vintage.