Bruno Mathsson (1907-1989) rappresenta un importante mutamento generazionale nell’ambito del design svedese. I suoi lavori hanno contribuito al passaggio dal Funzionalismo geometrico al Modernismo organico, anticipando di poco le famose sedute di Alvar Aalto. Sebbene i suoi modelli siano nati con uno scopo meno utilitaristico rispetto a quelli di Aalto, essi rappresentano un esempio di approfondito studio ergonomico.
Mathsson mise a frutto ciò che aveva appreso nel laboratorio del padre, ebanista da quattro generazioni, sulla lavorazione e le proprietà del legno. Esplorò nuove tecniche, pur rimanendo legato alla tradizione artigiana svedese, e creò strutture organiche, con una forma adatta ad una seduta comoda.
Il legno utilizzato per la produzione delle sedute veniva piegato, incollato e mantenuto in tensione grazie all’azione dell’acqua bollente e del vapore, tecnica frutto dei suoi lunghi esperimenti sul legno curvato.
Con lo scopo di garantire flessibilità e comfort, Mathsson evitò l’uso di tessuti e imbottiture pesanti, prediligendo materiali come la juta e la canapa per le sedute e faggio per le strutture.
Seguendo questi principi progettò nel 1934 la celebre Eva, poltrona simbolo del suo lavoro.
Dopo un viaggio in America, nel 1940, dove conobbe Walter Gropius, Charles Eames e Frank Lloyd-Wright, iniziò a progettare abitazioni in Svezia e negli Stati Uniti, caratterizzate dalla presenza di vetro combinato con sistemi d’isolamento termico d’avanguardia per l’epoca.
Sedie e poltrone rimasero comunque i suoi argomenti preferiti, e che ideò principalmente per l’azienda di famiglia, la Karl Mathsson, di cui divenne direttore a partire dal 1957.
Sono del 1942 le serie Miranda, Mina e Pernilla, contraddistinte da forme ondulate ed accoglienti.
Queste sedute, insieme alla Eva, gli valsero la reputazione di uno dei più grandi designers viventi.
A partire dal 1958 Bruno Mathsson progettò mobili in collaborazione con Piet Hein. Risultato del loro lavoro sono i tavoli della serie Superellisse con le sue “Span legs”, disegnati per Fritz Hansen nel 1968.
Negli anni ’60 per la produzione delle sue sedute introdusse l’uso dell’acciaio tubolare, materiale con il quale dimostrò nuovamente grande maestria.
Il fatto che tavoli e sedute di Bruno Mathsson siano ancora oggi regolarmente in produzione, dimostra come questi siano ancora attuali, anche se progettati negli anni ’30 e ’40.
In questi pezzi Mathsson e riuscito a combinare bellezza ed inventiva, grazie all’impiego di tecnologie produttive raffinate.